Quale audacia? Sull’intervento di Alessandro Baricco

Paolo Giovine
7 min readApr 6, 2020

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Da qualche giorno ricevo con una certa frequenza messaggi su whatsapp che mi chiedono “Ma che cosa ne pensi dell’articolo di Baricco?”; dato che mi è sembrato un intervento coraggioso, che mi trova non sempre d’accordo, propongo qui qualche considerazione. Per proseguire consapevolmente in questa lettura serve averlo letto, fatelo e poi tornate (è qui). So che stavate seguendo lezioni di sanscrito o cucinando piatti esotici, chiedo venia.

Il mondo non finirà. Dipende, per qualcuno sì, e finirà malissimo. Se gli interventi, ovunque nel mondo, non saranno davvero audaci, quasi visionari, assisteremo all’ennesima concentrazione di potere, sia politico che economico. Ah, il cretino del liceo spesso è già al comando, proprio lui, quello che perculavamo.

Il compagno Toninelli, dall’ultimo banco

Stiamo facendo pace col Game, con la civiltà digitale. Non mi pare, piuttosto in molti hanno avuto notizia del Game e ci stanno combattendo. Ovviamente abbiamo una crescita enorme di utenti online, tantissimi che fanno la spesa o che usano dei servizi di consegna, per lo più operati da multinazionali che si guardano bene dal pagare le tasse nel nostro paese o dal garantire un lavoro dignitoso a chi corre in bici nella città deserta. La rete vera, la “civiltà digitale”, era quella che doveva connettere in tempo reale tutti gli ospedali e le famiglie, che poteva aiutare a trovare soluzioni in fretta, a gestire le mascherine, i ventilatori, i turni, i volontari, l’esercito. La rete vera era quella che avrebbe impedito all’INPS di mandare milioni di lavoratori su un sito costato uno sproposito e totalmente inefficiente.

PornHub sfotte l’INPS

Certo, potremmo aver capito. Certo, potremmo anche considerare l’ipotesi di far gestire le infrastrutture digitali da qualcuno che le conosca, o che si preoccupi delle connessione domestiche e degli strumenti in mano ai più deboli prima di improvvisare la didattica a distanza. E forse potremo correre ai ripari, e costruirla per davvero una civiltà digitale, utile e accessibile a tutti.

Chiunque si è accorto di come gli manchino terribilmente, in questi giorni, i rapporti umani non digitali. Chiunque? anche no: qualcuno. Io so di un sacco di gente che sta riconsiderando i suoi rapporti non digitali, perché noi siamo costretti a frequentare un sacco di persone che vedremmo volentieri molto meno. Sento gente contenta di non vedere il suo capo o i suoi colleghi, ma anche ragazzi giovani banalmente felici di non dover giustificare la loro spiccata preferenza per la Playstation. Ovviamente io ho voglia di rivedere i miei amici, di uscire a cena, di andare al cinema: ma il mondo reale non è fatto solo di scambi piacevoli, amene conversazioni tra un calice e una tartina, eterne zingarate con tramonti finali. Il mondo è vagamente più bastardo, e da quando possediamo un telefono fisso in poi abbiamo costruito le nostre vite sulla possibilità di sentirci, senza necessariamente doverci vedere. E poi abbiamo iniziato a scriverci, senza neppure doverci sentire.

Freeda, indagine per Iliad

Infine ci sono anche le relazioni domestiche: quante mogli e figli si ritrovano in situazioni devastanti, con uomini violenti o senza alcuna possibilità di dialogo con i genitori? e che succede alla loro socialità in queste lunghe settimane? e alle famiglie strette, sei umani in venti metri quadri? Quanto odio si respira, quanta ansia, quanto rifiuto per la nostra specie? Ci sono persone che passano la vita a tenersi distanti, per sopravvivere: che ne sarà di loro dopo queste settimane?

Una crepa che sembrava essersi aperta come una voragine, ovvero le masse si sono riavvicinate alle élites, anche grazie alla paura. Su questo, purtroppo, concordo abbastanza, ma è una conferma. Salvini agita lo spauracchio dei migranti, chiude i porti e aumenta il suo consenso. Boris “l’immune” Johnson esce a colpi di retorica dalla cattiva Europa. Trump promette muri per allontanare i narcos messicani. E allora ci sta che mettiamo la nostra salute nelle mani di Conte, Speranza, Fontana; forse anche perché siamo un po’ disincantati, e sappiamo che quando ci sono i terremoti i politici chiacchierano ma nelle macerie ci vanno i vigili del fuoco, e quando ci sono le pandemie i politici vanno in tv ma negli ospedali ci stanno i dottori. I dottori della sanità pubblica, quelli che anche senza pandemie fanno turni pazzeschi in ospedale, finiscono quando si può finire e si sacrificano spesso per ovviare a decisioni prese dai “leader”.

https://www.rapportogimbe.it/

È probabile che l’emergenza Covid 19 finirà per rivelarsi come un crinale storico di immensa importanza. Questo è sicuro, ma gli smartphone non hanno solo amplificato il fenomeno, lo hanno anche influenzato positivamente. Se gli inglesi o gli svedesi hanno cambiato idea è perché tutti i loro cittadini vedono che cosa sta succedendo in Italia; infatti dove non c’è democrazia, men che meno digitale, dove l’unica voce che parla è quella del regime monocratico, spesso ci sono morti ignote e numeri non calcolabili.

Quando la peste arrivava, nessuno era davvero pronto, nessuno sapeva che fare, non c’era altra comunicazione se non quella di chi governava, e non arrivava così in fretta e così lontano; paradossalmente le competenze erano molto meno verticali, ma l’informazione era troppo lenta. Oggi questa informazione veloce sta già cambiando le cose, anche in meglio: ma è vero, siamo nelle mani delle sovrastrutture, non ci sono team interdisciplinari se non quelli spontanei che hanno idee straordinarie.

E forse non basterà una pandemia per cambiare questa cosa.

Le maschere di Decathlon trasformate con la stampa 3D in respiratori

Rimanete a casa, perdìo. Con tutto quel che c’è da leggere… Amen!

Il primo Hrabal, non più inedito da pochi giorni.

A nessuno sfugge, in questi giorni, il dubbio di una certa sproporzione tra il rischio reale e le misure per affrontarlo. Abbiamo paura di morire; è vero, verissimo. La morte è rifiutata, come la vecchiaia. Infatti la tendenza di queste giornate è stata quella di accettare la morte dei vecchi, non solo perché è più “naturale”, ma perché in fondo era un esorcismo collettivo accettabile, quello di pensare che il Virus non riguardasse gli under 70. E infatti stiamo scoprendo che sono morti tantissimi anziani, anche non attribuiti al Virus, e che molti sono disposti a sacrificarne ancora di più, pur di far ripartire l’economia.

Il Pio Albergo Trivulzio, crocevia dell’Italia peggiore

Forse ci arrenderemo all’idea che debba essere così: un mondo così complesso è come un altoforno, che va buttato se lo spegni; e allora lo devi tenere acceso, anche sacrificando vite. C’è troppa paura di morire, ma anche paura della disperazione, perché non è un mondo in cui essere poveri sia popolare: le guerre le facevano spesso i figli del popolo, che mangiavano meglio con una divisa addosso e preferivano la trincea ad una vita di merda. Oggi le vere guerre sono finanziarie, i poveri non le sanno combattere e tutti sappiamo che sopravvivere al Virus potrebbe non essere sufficiente per sopravvivere davvero.

Molti si chiedono cosa accadrà dopo. Giusto, non c’è un dopo, perché avremo una nuova crisi, finanziaria, e poi una nuova crisi, climatica, e poi una nuova crisi, demografica. E poi dovremo capire come sopravvivere all’esaurimento delle risorse che oggi alimentano la vita o la tecnologia, come il fosforo e il litio. Insomma, chi si è sentito risparmiato dalla fatica che oggi fa gran parte della popolazione mondiale, quella che muore di guerra, fame, carestia, migrazioni, ecco, sappia che non sarà più così: non basterà una mascherina, toccherà votare bene, pagare le tasse, costringere il mondo a una svolta seria. Sennò il Virus sarà un ricordo felice, “ti ricordi come stavamo bene a casa con Prime Video?”.

Hunters, da non perdere, Amazon Prime.

Ultima. […] sarà un’opportunità enorme, storica. Credo anche io. Ma sarà complicato, molti staranno male, alcuni non si riprenderanno davvero, questi mesi insonni e claustrofobici non verranno smaltiti in fretta. Potevamo fare meglio e fare prima, abbiamo dormito per anni; noi “privilegiati” abbiamo giocato con le visioni globaliste, facendo finta di non vedere le lotte di potere e gli interessi economici che, alla fine, prevalevano.

Un’agenda c’è, è quella per un mondo intelligente e sostenibile. Va ripetuto allo sfinimento: dove si fa ricerca, si premiano il merito e le competenze, si pagano tasse eque che vengono spese bene, si restituisce la dignità con il lavoro, si accolgono i più fragili e si combattono i prevaricatori.

Forse servono gli Avengers: nell’attesa però toccherebbe a noi.

In fondo siamo tutti Thor, dopo la quarantena

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Paolo Giovine

È facile risolvere i problemi quando non sono i tuoi.